lunedì 25 luglio 2011

Chiusi in Cina i primi Apple Store falsi
I negozi erano identici a quelli della casa di Cupertino. La scoperta del plagio è stata fatta da una blogger americana

di Antonio mollo


NEW YORK, 25 luglio 2011- Tutta colpa di una blogger americana che li ha smascherati. Due falsi Apple store infatti sono stati chiusi in Cina dopo che “BirdAbroad” ha pubblicato la scoperta nel suo sito internet. Notizia che è subito stata ripresa da tutti i media mondiali, arrivando anche alle orecchie del governo di Pechino, che ha già ordinato un’indagine a tappeto per verificare le licenze dei rivenditori.

Pare proprio che il mondo del plagio abbia fatto un passo avanti rispetto a quando copiava gli oggetti elettronici come mp3, telefoni o ipod per rivenderli in piccoli negozietti di fortuna o direttamente per strada. Ora la prima cosa ad essere “falsa” è il negozio stesso. E la ventisettenne americana con la passione per i blog, trasferitasi in Cina per lavorare con un’associazione internazionale che si occupa di salute, assicura che la riproduzione è totalmente fedele. Il logo della casa di Cupertino è lo stesso, anche le scale sono di vetro, proprio come quelle di New York, i dipendenti vestono la maglia blu e persino la disposizione dei tavoli è identica a quella degli store americani.

Ad aver insospettito “BirdAbroad”, incappata in uno degli store falsi mentre passeggiava con il marito per le strade di Kunming, una piccola cittadina che si trova a sudest di Pechino, sono stati pero’ gli angoli dei muri un po’ scrostati e alcuni dettagli dell’arredamento che a ben guardare tradivano l’immagine perfetta tipica di tutti i negozi Apple.

Per dare una risposta ai suoi dubbi è bastata una semplice ricerca su internet, precisamente sul sito della casa di Cupertino, dove ha potuto constatare che Steve Jobs in Cina ha aperto solo quattro negozi, due a Pechino e due a Shangai. Niente Apple Store a Kunming, nonstante in città almeno cinque esercizi fanno bella mostra del marchio dell’azienda. Il titolare di uno di questi, che ha già ricevuto l’ispezione, difende il suo lavoro, specificando che anche se il negozio non è autorizzato, la merce è vera e viene venduta con gli stessi prezzi della casa madre. In questo caso non ci sarebbe reato e spetterà al governo decidere se puo’ continuare a operare in qualità di rivenditore autorizzato, ma non certo come “Apple Store”.

Dopo aver pubblicato la notizia, a “BirdAbroad” sono arrivate migliaia di lettere da tutto il mondo, che denunciavano falsi in Costa Rica, Caracas, Vietnam. “Mi sono accorta solo dopo aver letto il tuo post che ho comprato, senza saperlo, da un Apple Store falso, che si trova in una zona trandy di Bogotà- ha scritto una signora dalla Colombia nella pagina della blogger- Seguendo il tuo esempio, ho controllato su internet e ho visto che la Apple non aveva negozi in quell’area”.
 

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